Tours

Tour Magna Via Francigena di Sicilia

Un viaggio a ritroso nel tempo, nell’anima e nello spirito, alla scoperta di se stessi

Tour

A piedi, 12 giorni / 11 notti.

Partecipanti

Minimo 8, massimo 15.

Il viaggio comprende

  • 11 pernottamenti con sistemazione in camere multiple (singole su richiesta con supplemento) in hotel, agriturismi, B&B, Ospitalità Diffusa, in base alla disponibilità delle strutture presenti nelle località previste dall’itinerario.
  • 11 colazioni
  • 10 pranzi in cestino da viaggio
  • 10 cene
  • Bevande ai pasti (acqua a pranzo, acqua e vino a cena)
  • Facchinaggio di 1 bagaglio a persona (zaino da trekking) per tutte le tratte del percorso
  • Accompagnatore-Guida ambientale
  • Rilascio delle Credenziali e del Testimonium Vie Francigene di Sicilia se la prenotazione avviene almeno 40 giorni prima della data di partenza
  • Assicurazioni: Assistenza in viaggio, Spese Mediche, Famiglia Sicura, Interruzione del viaggio, Trasferimento sicuro, Ritardato arrivo a destinazione, Spese di Riprotezione viaggio, Rinuncia al viaggio
  • Tutti i pasti dalla cena del primo giorno alla colazione dell’ultimo giorno
  • Assistenza telefonica H24

Tour Magna Via Francigena di Sicilia collega Palermo con Agrigento e viceversa, dal mar Tirreno al mar Mediterraneo.

Attraverseremo le terre di 3 province, da Nord Palermo, Caltanissetta e Agrigento

Questa via è sempre stata una importante direttrice per uomini e animali. Sin dall’età arcaica, ha permesso di collegare la costa del Mar Mediterraneo a quella del Tirreno, facendo sì che il Sud dell’isola potesse respirare l’aria del Nord e le sue contaminazioni culturali.

Dai coloni Greci provenienti dalle isole dell’Egeo che vennero nel VII sec. a fondare le poleis siceliote e si confrontarono e scontrarono con le genti fenicie che occupavano la cuspide occidentale dell’isola, ai Romani che, una volta presa Akragas risalirono questa via per conquistare Panormus, costruendo una rete a maglie ordinate di statio e mansio, punti costruiti a distanze precise che permettevano di cambiare cavalli, rifocillarsi o dormire, rimasti attivi fino al IV sec. d.C. .
Dai Bizantini che poco tempo dopo occuparono la regione e la inserirono nel thema di Sicilia, insediandosi sulle rocche e sulle alture a scopi difensivi ai guerrieri Musulmani che dall’Africa settentrionale, dall’Arabia e dalla Spagna invasero l’isola nel IX sec. trasformando il volto delle strade e dei villaggi che nel corso dei secoli prosperavano o venivano abbandonati. Fino ai cavalieri francesi provenienti dalle coste della Normandia.

In poco più di trenta anni, i Normanni guidati dal Gran Conte Ruggero d’Altavilla e dal fratello Roberto il Guiscardo, riconquistarono l’isola da due secoli ormai sotto controllo degli Emiri e ricristianizzarono tutto il territorio, ricostruendo le chiese di rito greco, edificandone nuove di rito latino, permettendo quell’osmosi che ha creato le premesse per la società siciliana di oggi.
Ciò che vedrai percorrendola non sono solo sentieri tra i campi e i vari centri urbani, sono l’eredità lasciataci da queste genti. Sono le Regie Trazzere che alla fine del XIX secolo i Borboni catalogarono e disegnarono nei loro Regi Catasti.

Tutto questo miscuglio è ciò che incontrerai.

ITINERARIO

Giorno 1 | Palermo

Arrivo libero in hotel a Palermo, in serata incontro con la nostra guida ambientale che ci accompagnerà lungo il nostro percorso. Cena di benvenuto e pernottamento nelle camere riservate.

Giorno 2 | Palermo – Monreale- Piana degli Albanesi – Santa Cristina Gela

Km: 23,80 totali   Km: 12 a piedi   Dislivello salita: 1188 mt   Dislivello discesa: 539   Difficoltà: Facile

Dopo la colazione rilascio delle camere riservate e partenza in pullman privato fino a Monreale per la visita del meraviglioso Duomo. Da qui inizia il nostro cammino a piedi.  

Percorso tratta: 70% sterrato trazzerale – 30 % asfalto – bassa percorrenza

Pendenza: 39,9%

Questa variante permette di evitare i molti chilometri di asfalto della prima tappa e attraverso un mezzo di linea consente di raggiungere la città di Piana degli Albanesi, Hora e Arbëreshëvet in arbëresh, la lingua che testimonia la tradizione greco albanese di questo popolo fiero che a metà del XV sec. si rifugiò in Sicilia dopo decenni di opposizione e lotta all’occupante ottomano. Piana è la città più grande dell’eparchia albanese in Sicilia, e merita lungo il nostro percorso una visita. Pur non essendo partner di progetto, dei protocolli legano Piana alla sua vicina Santa Cristina Gela, Sëndahstina, che a dispetto della grandezza attuale ricorre nei documenti ben più addietro di Piana ed è ricordata come “Terra di Costantino”, lungo la via consolare che collegava Agrigento con Palermo. Di sicuro ad accomunare le due località sono le comuni origini greco-albanesi che dal XV secolo permisero ai coloni di rifondare le contrade abbandonate nel corso dei secoli precedenti, una lingua misteriosa ed affascinante, difesa ancora oggi nella memoria degli anziani e dalla nostra Costituzione, una passione per i dolci sopraffini e tra questi i cannoli sono famosi e rinomati in tutta la Sicilia. Il vicino lago di Piana è raggiungibile attraverso comodi sentieri che consentono una veloce ma meravigliosa sosta al lago. La traccia lascia l’abitato di Piana e dopo 2 km si immette in un sentiero sterrato che giunge all’abitato di Santa Cristina dopo 3 km.

Giorno 3 | Santa Cristina Gela – Corleone

Km: 22   Dislivello salita: 784 mt   Dislivello discesa: 930 mt   Difficoltà: Normale  

Percorso tratta: Asfalto 30% Sterrato 70%

Pendenza massima: 28,9%

La Magna Via esce dall’abitato di Santa Cristina Gela seguendo il percorso della Regia Trazzera (RT) 28, che corre lungo la valle per raggiungere il M.te Giuhai e attraverso la Portella Sant’Agata, scollinare. In questo punto, in prossimità della Masseria Sant’Agata è stata rinvenuta dagli archeologi una necropoli di età ellenistico-romana con presenze di ceramica che arrivano fino all’età bizantina. Il valico è da sempre un punto privilegiato di controllo della strada e la salita attraverso l’area bosco che si estende fino al lago, permette la vista di panorami speciali e inaspettati. La via, superata la Masseria Sant’Agata, prosegue diritta lungo la trazzera ancora oggi usata dai pastori per la transumanza. Si superano diverse masserie fino al bivio Catagnano da cui la via devia verso il Santuario di Maria S.S. del Rosario di Tagliavia, luogo di preghiera e romitaggio che nel corso dei secoli ha sempre ospitato pellegrini e viandanti di passaggio. Oggi una comunità mariana religiosa, Le Cinque Pietre, la custodisce e ne anima il culto. Superato il santuario e la torre di avvistamento del Cozzo Saladino, la via intercetta la SS118 e il fiume Belice sinistro da dove continua girando a sinistra per intercettare la ciclabile del lato opposto della strada ed arrivare alle alture di P.zo Nicolosi e di Rocca Argenteria, oggi pianori ottimi per osservazione natura e analisi geologiche ma un tempo insediamenti a controllo di questo passo, della via greco-romana. Lungo la ciclabile al km 17,5, si incontra la deviazione (3,2 km a/r dalla traccia base)  per il sistema naturalistico del Gorgo del Drago, una seria di laghetti e salti di roccia scavati dall’affluente del fiume Belìce Sinistro. Da qui la RT28 ci porta dritti verso Corleone tra campi infiniti, masserie che si perdono nel tempo, salitela affrontare tra le più impegnative di tutto il percorso e per le quali concentrazione e tecnica sono d’obbligo e lo spettacolare miliario romano che testimonia la presenza della via fatta costruire dal console romano Aurelius Cotta durante la I Guerra Punica e che oggi fa bella mostra di sè al Museo Archeologico di Corleone.

Giorno 4 | Corleone – Prizzi

Km: 19.20   Dislivello salita: 973 mt   Dislivello discesa: 529 mt   Difficoltà: Facile

Possibile sosta al Santuario Tagliavia a km 12,9

Percorso tratta: 65% sterrato trazzerale – 35% asfalto bassa percorrenza

Pendenza. 23,9%

Corleone e le sue cento chiese barocche, Corleone e le sue cascate, Corleone e la bellezza dura e sincera della sua gente che vuole superare i clichè che vuole parlare di sé stessa e non solo della cronaca nera che ha spesso coinvolto la politica e la vita di un comune difficile. Anche Corleone pur non essendo partner di progetto, apre le sue braccia a chi cammina e con lo spirito siculo che contraddistingue queste zone, accoglie il pellegrino. D’obbligo la visita in paese al Museo Archeologico per visitare il miliarius della via consolare romana e a seguire, d’obbligo la visita al CIDMA, il Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia del Movimento Antimafia. Il passato e il presente di questa terra ricca di storia e di lacrime. La via segue da qui la regia trazzera RT 80 lungo il piano della Scala fino ad incontrare i ruderi della chiesa di S. Maria della Scala che si trovano lungo la via: chiudendo gli occhi si possono ancora sentire i rumori dei carri e delle persone. Si supera un altro sito di controllo, C.zo Spolentino e la sua portella a 905m e seguendo il viale delle Sorgenti, si percorre trazzera che ci porta alla Masseria Imbriaca e alla sua portella e si scollina verso il lago artificiale di Prizzi, che si percorre dal lato nord. L’abitato appare nitido e la salita, tosta, ci porta a colmare i 400 m di dislivello che ci portano in paese.

Giorno 5 | Prizzi – Castronovo di Sicilia

Km: 24,40   Dislivello salita: 972 mt   Dislivello discesa: 668 mt   Difficoltà: Normale

Percorso tratta: 65% sterrato – 35% asfalto

Pendenza: 17,8%

La tappa inizia al centro storico del paese dei Sicani, in prossimità della chiesa madre e del Municipio, sede della “Universitas Prixiensis”. Si lascia il paese seguendo la trazzera pubblica che si diparte dal fontanile posto all’entrata del borgo e ci si dirige verso sud est, costeggiando il plesso scolastico appena fuori paese. La trazzera prosegue fin quasi la frazione di Filaga, e prosegue verso est in direzione delle Riserve Naturali Monte Carcaci e dell’area attrezzata Santa Caterina, polmoni verdi del Parco dei Monti Sicani, tra le distese coltivate a grano e frumento, dove si ha la possibilità di effettuare soste per ricaricare acqua e approfittare dei punti fuoco del Demanio Forestale. Si continua a camminare i chilometri che si affrontano lungo la trazzera acciottolata chiamata “via militare” per l’utilizzo che ne fu fatto nell’Ottocento come via di collegamento veloce per le armate che hanno attraversato la zona, fino ad arrivare al Borgo Riena, villaggio di contadini abbandonato negli anni 80 del secolo scorso che offre al camminatore l’idea dei numerosi borghi agricoli del secolo scorso, ormai abbandonati. Strade sterrate e boschi alberati e tratti sulla provinciale a basso scorrimento Gli ultimi chilometri permettono di giungere lungo il percorso che porta sull’altopiano del Kassar, zona archeologica di primaria importanza, che sta regalando nelle ultime campagne di scavo, organizzate dalle Università di York e Roma Tor Vergata, preziosi frammenti ricostruttivi delle fasi bizantine del luogo. Il pianoro fortificato protegge dall’alto il borgo e la via, scendendo lungo un nuovo sentiero costruito dalla Forestale all’interno del Bosco Comuni, con i caratteristici pagliai contadini, finendo la sua corsa presso la piazza del Municipio sotto l’insegna della Magna Via Francigena.

Giorno 6 | Castronovo di Sicilia – Cammarata – San Giovanni Gemini

Km: 12,7   Dislivello salita: 692   Dislivello discesa: 380   Difficoltà: Facile

Percorso tratta: Asfalto 35% –  Sterrato 65% 

Pendenza massima: 24,3%

Il cuore della Magna Via Francigena è proprio tra la Rocca di San Vitale con i suoi ruderi normanni e le sue chiese e il pianoro del Kassar sul monte da cui scende la via. Una visita a tutto il centro del paesino dei Sicani permette di capirne meglio la genuinità dell’accoglienza. La via prosegue lungo una trazzera ottocentesca che tagliando i moderni tornanti, supera il campo sportivo, la pista d’emergenza per l’elisoccorso e il cimitero e giunge all’incrocio delle provinciali che portano verso lo scorrimento veloce. Da qui, 400 m dopo l’incrocio si incontra la svolta per il sentiero che porta all’Azienda Colle San Vitale che custodisce all’interno dei suoi terreni le preziose testimonianze archeologiche della Necropoli di Capelvenere: una grande roccia scavata per la disposizione delle sepolture e riusata nel corso dei secoli anche a fini abitativi. Superato il sito, si attraversa il Platani lungo un passaggio che d’inverno è sconsigliato per la portata delle acque ma che in primavera e in estate permette il piacere di un refrigerante bagno ai piedi. Superato il fiume si giunge al sito di controllo più imponente della Magna Via, il Casale di San Pietro, che probabilmente conserva nel sottosuolo la memoria dell’insediamento islamico che sorgeva attorno al casale citato dai diplomi normanni. Gli scavi della Soprintendenza Archeologica di Palermo e le missioni dell’Università di Roma Tor Vergata e di York stanno portando alla luce nuove scoperte che chiariranno meglio la storia di questo luogo che da sempre vede il passaggio delle genti da nord a sud. Lasciato il Casale alle spalle si raggiunge un fontanile e da qui si comincia a salire la trazzera che segue il corso dell’affluente del Platani, il torrente Saracena, fino ad arrivare in vista di Cammarata e del suo castello. L’ingresso in paese consente di rifornirsi di viveri e acqua e di continuare lungo la traccia verso il limitrofo comune di San Giovanni Gemini.

Giorno 7 | Cammarata – San Giovanni Gemini – Sutera

Km: 19,90   Dislivello salita: 654 mt   Dislivello discesa: 250 mt   Difficoltà: Normale

Percorso tratta: 75% sterrato – 25% asfalto bassa percorrenza 

Pendenza: 25,8%

Dal paese di San Giovanni Gemini, una strada interpoderale permette di uscire dal centro abitato e di imboccare la trazzera che scende giù verso il fiume. La tappa verso Sutera può facilmente trovare una sosta nelle strutture ricettive del territorio che forniscono accoglienza e ristoro al viandante e da qui proseguire lungo la vecchia Nazionale per circa 2 km e poi superare la ferrovia e la SS 189, in un tratto di rettilineo in cui è più semplice attraversare mantenendo alta l’attenzione. Ha inizio una trazzera che si inerpica per circa 1,5 km e giunge al cimitero e all’abitato di Acquaviva Platani, dove è possibile riposare e ricaricare l’acqua. Da qui una ex provinciale in disuso ci porta lungo le trazzere che camminano in cresta alle colline che avvolgono Sutera e la Rocca di San Paolino. Paesaggi incantevoli in ogni stagione dell’anno che fanno da quinta scenica alle masserie lungo il percorso, come l’ultima prima di Sutera che conserva al suo interno le origini medievali dell’abitato. Gli ultimi chilometri portano all’abitato ed alla sua imponente rocca, sito sacro visitabile e forse fortificato nel periodo medievale. Immancabile una visita al paese e alle sue piccole perle preziose: il ràbato che conserva ancora l’impianto urbano di tipo arabo, fatto di piccole vie e di case costruite una a ridosso dell’altra, l’antico spitale di San Simone, la chiesa madre dedicata all’Assunta e il museo etnoantropologico comunale che si trova nell’ex convento dei Carmelitani, la collina di Santa Croce e il palazzo di Francesco Salamone, uno dei 13 condottieri italiani che disputò la famosa Disfida di Barletta.

Giorno 8 | Sutera – Racalmuto – Grotte

Km: 26   Dislivello salita: 649 mt   Dislivello discesa: 149 mt   Difficoltà: Normale

Percorso tratta: 80% sterrato – 20% asfalto bassa percorrenza 

Pendenza: 32,1% “La tappa più lunga dell’intero percorso, circa 22 km, è anche l’unica che attraversa molti centri urbani che fanno parte del progetto Magna Via Francigena. Lasciata Sutera, i suoi monumenti e la sua rocca maestosa che controlla la Valle del Platani e guarda verso Aragona, la via prende una direzione particolare. Scavi recenti hanno messo in luce l’assetto della trazzera che conduceva al fiume Gallo d’Oro che lambisce il territorio comunale e segna il confine con l’abitato di Milena. I resti di un ponte utilizzato fino allo scorso secolo, sono ancora visibili lungo la valle e testimoniano l’andamento della viabilità principale. Il geografo al Idrisi nel suo racconto, proprio in questa zona dice che “Sutera è centro trafficato dove i viaggiatori fanno avanti e indietro”, molto probabilmente in direzione Palermo/Agrigento. L’antica strada è percorribile ed agibile nei mesi estivi, in direzione del fiume e della Riserva di Monte Conca. Durante i mesi invernali si risolve il problema percorrendo la strada provinciale che, lasciato il centro di Campofranco, prosegue verso il ponte moderno sul Gallo d’Oro Attraversatolo si segue obbligatoriamente la SP24 fino ad una fonte che segna il punto di ricongiunzione delle varianti che permette di ricaricare l’acqua e in breve tempo si entra a Milena, secondo centro della tappa. Qui, come in ogni centro del percorso, è possibile spezzare la tappa, trovando ospitalità e rifornirsi di acqua e cibo. L’antica Milocca e i suoi casali oggi sono un accogliente centro agricolo adagiato sulle sue colline floride e la via in breve tempo raggiunge l’insediamento di Serra del Palco con le aree archeologiche dell’età del Bronzo e di periodo bizantino e altomedievale. Superatele si fa ingresso nell’area demaniale boschiva di “Bosco Zellante” dalla quale si imbocca il sentiero che conduce a Racalmuto, luogo di nascita di Leonardo Sciascia e per questo inserita lungo la Via degli Scrittori. Un castello chiaramontano, la fontana di “Novi Cannola”, la Chiesa Madre e quella di San Francesco sono solo degli spunti per una visita pomeridiana.

Giorno 9 | Racalmuto – Joppolo Giancaxio

Km: 18,70   Dislivello salita: 583   Dislivello discesa: 239   Difficoltà: Normale

Percorso tratta: 65% sterrato 35% asfalto

Pendenza massima: 26,5 %

Pochi chilometri separano Racalmuto dal centro di Grotte, abitato agricolo carico di storie che dal 1500 vengono scritte nei manuali di storia siciliana, dalla “Baronessa di Carini” alla Petra usata come necropoli e luogo di culto. Dalla cittadina dell’agrigentino dove la sosta è gradita e l’accoglienza è viva e genuina, la via prosegue lungo una Provinciale fino al sito della Petra di Calathansuderj, un sito archeologico che conserva il toponimo arabo. Una roccia di 30 metri di altezza, piena di fori di sepoltura e di grotte al suo interno. Dal periodo neolitico abbastanza ben attestato si passa ai secoli in cui la Sicilia apparteneva a Bisanzio, quando la Petra diventa una fitta rete di cunicoli su più livelli, tale da farla considerare un sito di controllo della viabilità che va e viene da e per Agrigento, funzione che si mantiene in periodo musulmano, poi normanno e svevo. Superato il sito, si inizia una salita che raggiunge quota 570mt e che porta sulla cima del colle che sovrasta il paese di Comitini. Ci accoglie l’osservatorio astronomico e il distretto minerario con le sue miniere a vista, cariche di storia, di gioie e sofferenze per le centinaia di zolfatari che qui hanno scritto pagine importanti del lavoro italiano. Si raggiunge il centro dove è possibile visitare le chiese e ricaricare acqua o decidere la sosta. Da qui, la via prosegue fino alla SS 189, che si attraversa superandola con attenzione e superando anche la ferrovia grazie ad un sottopasso, si inizia la salita verso Aragona, centro più grande e, sebbene non nel progetto, necessario per ricaricare acqua e cibo o per interrompere la marcia e visitare le chiese barocche. Pregevoli infatti i monumenti sacri e civili, da osservare mentre ci si avvia verso la Provinciale che ci porta, attraverso i campi a perdita d’occhio, alla trazzera che arriva a Joppolo Giancaxio, ultima centro del cammino prima della meta finale.

Giorno 10 | Joppolo Giancaxio – Agrigento

Km: 13,20   Dislivello salita: 322 mt   Dislivello discesa: 105 mt   Difficoltà: Facile

Percorso tratta: 55% sterrato 45% asfalto

Pendenza massima: 22,7%

Tappa finale che si diparte dal piccolo centro agricolo di Joppolo Giancaxio, 1230 abitanti, fondato sul finire del XVII sec., con licenza populandi, il procedimento di legge per poter costituire dei nuovi centri urbani, dal barone Calogero Gabriele Colonna, Duca di Cesarò, sui feudi di Realturco e Giancaxio. Di sicuro i casali su cui viene costituito ricordano, nel nome, l’origine araba: Rahal, villaggio-casale dei turchi; jan + qasr, castello di Jan. Autonomo dal 1927, fu coinvolto nelle vicende per l’autonomia della terra per i contadini siciliani che rivendicarono strenuamente la terra anche senza poterla ottenere. “Dal paese dell’agrigentino la via procede in direzione sud/sud-est in modo abbastanza lineare, tra campi coltivati e terreni agricoli d’altura, fino all’incrocio tra la SS118 e la SP1. Qui la via imbocca la Provinciale fino a trovare il sentiero che, tagliando sulla sinistra verso il torrente Akragas, ci porta all’ingresso di Agrigento, fin sotto la Rocca della Cattedrale. Il profumo del mare comincia a riempire l’aria e l’ultima salita, nel parco suburbano della Cattedrale, porta in via Duomo, dove la Cattedra di San Gerlando e San Giacomo protegge e sorveglia la città sin dall’arrivo dei Conti Normanni. Il diploma di fondazione della Diocesi affida nelle mani del cluniacense Gerlando una nuova realtà cristiana. Con la vista del mar Mediterraneo e delle lunghe spiagge pirandelliane ed un imprescindibile visita della Cattedrale e del suo torrione, come alla Valle dei Templi – Bene UNESCO si conclude il percorso della Magna Via Francigena, 180 km tra storia e natura in compagnia dei propri passi.

Giorno 11 | Agrigento

La meta è raggiunta ed è tempo di riposarsi. Dopo la colazione in hotel giornata a disposizione per l’eventuale visita della Valle dei Templi. Cena libera, pernottamento in hotel.

Giorno 12 | Agrigento – Palermo

Dopo la colazione in hotel rilascio delle camere riservate e rientro per le varie località di origine  (viaggio escluso) Fine servizi.


By SicilybySicily

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