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Alcara Li Fusi, lì dove volano i Grifoni

Alcara Li Fusi è un comune italiano di quasi 2000 abitanti in provincia di Messina, nel Parco dei Nebrodi.

La conformazione del territorio

Ricco di corsi d’acqua come il fiume Rosmarino, che divide in due parti distinte il territorio comunale, o i suoi affluenti da destra e sinistra. Sul versante destro si trova il centro abitato, sottostante a grandi rilievi rocciosi. La riva sinistra presenta invece rilievi ricchi di vegetazione, che vanno ad allungarsi fino a raggiungere il crinale dei Nebrodi o la cima del Monte Soro.

Origine

L’abitato, locato 398 metri s.l.m. sulle pendici dei Nebrodi, avrebbe avuto origine in seguito alla distruzione dell’855 ad opera dei Saraceni di Crasto e Démena, a seguito della quale una parte degli abitanti si trasferì in un’area più a valle.

Il primo vero riferimento storico dell’esistenza di Alcara è dato da un documento del 1096, un diploma del Conte Ruggero, redatto in greco che indica il paese come possesso del vescovo di Messina e che recita: “….diedi anche il castello di Alcara, presso Demenna, con i suoi possedimenti….”

Leggenda

Secondo una leggenda, la città sarebbe stata edificata per volere di Patrone, greco proveniente dalla città di Turio, in Magna Grecia al seguito di Enea.

Non esiste tuttavia un riscontro né nella storia, né nella tradizione popolare, ad eccezione dei resti di una fortificazione denominata “Castel Turio”.


Nel XV secolo è attestata una comunità ebraica, probabilmente più antica e particolarmente consistente in questa zona dei Nebrodi, confermando che ad Alcara era centro di scambi commerciali ed economici. La comunità è scomparsa o quasi nel XVII secolo con l’espulsione dalla Sicilia di tutti gli ebrei non convertiti.

Nel 1812, con l’abolizione delle circoscrizioni che aveva fino ad allora diviso la Sicilia (Val di Noto, Val di Mazara e Val Demone), il paese prese il nome di Alcara “Li Fusi” in quanto centro di produzione dei fusiadoperati per la filatura.

Tradizioni

Il 24 Giugno, giorno della festività di san Giovanni Battista, i popolani tengono la feste di “U Muzzuni”. Questo termine si riferisce alle brocche prive di collo (“mozzate”), ai fasci di grano dopo la raccolta (mazzuna) e alla decapitazione del santo titolare. La festa presenta tuttavia numerosi elementi pagani, che la legano più al Solstizio d’Estate (21 Giugno) e alla venerazione della dea Demetra, che con la festa del santo.

Al tramonto le donne preparano i luoghi di esposizione lungo gli angoli delle strade, decorandoli con le pizzare, tappeti caratteristici, tessuti a mano. Intorno ad un tavolo vengono collocati i laureddi, steli di grano germogliati in assenza di luce in un piatto. Viene quindi preparato u muzzuni, una brocca priva di collo ornata di stoffa e di decorazioni d’oro, con spighe di orzo e di grano, lavanda, garofani e ancora laureddi, che viene posta sul tavolo nel luogo preparato.

Ad Alcara li Fusi è inoltre sopravvissuta, fino a pochi anni, una delle ultime tradizioni di musica polivocale della Sicilia con un repertorio di canti tradizionali eseguiti senza l’accompagnamento strumentale ma semplicemente accordando tra di loro le diverse voci dei vari cantori che si accavallano nell’esecuzione. Tali canti coprivano un vasto repertorio ed erano eseguiti in vari occasioni durante l’anno, anche se una rilevanza particolare assumevano quelli eseguiti durante la Settimana Santa.

Area del Grifone

Punto di osservazione da cui è possibile ammirare il maestoso volo dei Grifoni, avvoltoi con apertura alare di quasi 3 metri. Questi animali, la cui ultima colonia siciliana si estinse nel 1965, sono stati soggetti a un progetto di reintroduzione che ha portato queste incredibili rapaci a volare nuovamente per i cieli della Sicilia. L’area è facilmente raggiungibile anche in autobus, e tutti, dai bambini, agli anziani, ai diversamente abili, possono giungerci senza nessuna difficoltà.